La situazione italiana riguardo al Dieselgate non è ancora ben definita. Ma le conseguenze per i possessori di auto truccate sembrano inesistenti
La questione è ancora da definire, ma è chiaro che i tanti clienti Volkswagen in Italia una domanda se la staranno facendo su cosa fare dopo lo scandalo dei motori truccati.
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Innanzitutto qualche numero: i propulsori incriminati dovrebbero essere 11 milioni nel mondo, tutti diesel di tipo EA189 (2.0 Tdi Common Rail), montati su altrettante vetture del Gruppo Volkswagen (quindi anche Audi, Skoda, Seat e Porsche). Di questi non si sa quanti siano esattamente in circolazione in Italia. Si stima che sulle nostre strade viaggino circa 1,5 milioni di motori diesel del marchio tedesco, ma è necessario togliere dal conteggio quelli costruiti prima del 2009 e anche gli Euro 6 post 2014. Per sapere se abbiamo tra le mani un motore potenzialmente ‘sporco’ basta dare un occhio al libretto di circolazione, oppure, se non si è in grado di decifrarne le sigle, è sufficiente digitare la targa sul sito Il portale dell’automobilista.
Ora, il marchio tedesco sta accantonando 6,5 miliardi di euro per riparare al danno, ossia per richiamare le auto da cui eliminare il software truccato e abbassarne la potenza, e per far fronte alle possibili sanzioni americane.
Difficile che basti la cifra, dato che solo negli Usa potrebbero ricevere una multa da 18 miliardi di dollari. In ogni caso è naturale curarsi della propria auto prima di eventuali class action riparatrici.
Ma come devono comportarsi i clienti ingannati?
Gli italiani per ora hanno poco da fare: sarà la stessa Volkswagen a occuparsi dell’adeguamento dei veicoli interessati, senza ovviamente conseguenze economiche per gli utenti, i quali non devono preoccuparsi nemmeno di eventuali multe.
Non ci sono ancora inchieste aperte dal nostro governo, ma solo una richiesta di “fornire elementi oggettivi” riguardanti la situazione italiana, inoltrata dal ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti a Massimo Nordio, AD di Volkswagen Group Italia. Dal colosso tedesco hanno risposto affermando, in soldoni, che tutti i nuovi veicoli del gruppo presenti nel nostro paese sono adeguati alla normativa europea per i gas di scarico EU6, ma che ancora non hanno informazioni precise sulla reale presenza e sul numero di motori diesel truccati.
L’azienda non ha parlato di eventuali indennizzi, nel caso si dovessero riscontrare problemi anche da noi, ma è ipotizzabile una serie di ritiri di auto incriminate per la sostituzione del software-truffa. È comunque abbastanza lecito immaginarsi qualche azione da parte delle associazioni dei consumatori, come quelle già annunciate negli Stati Uniti, o la mega class action mondiale da 50 miliardi di dollari (sulla quale stanno circolando notizie in queste ore).
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grazie a tutti